Tenore di vita e mantenimento: ancora un chiarimento sui criteri di determinazione dell’assegno di mantenimento per il coniuge separato arriva dalla Suprema Corte di Cassazione. Gli ermellini, con l’ordinanza n. 21504 del 27 luglio 2021, tornano nuovamente a parlare del noto criterio del tenore di vita goduto in costanza di matrimonio.
L’opportunità arriva agli Ermellini a seguito di una sentenza del Tribunale di Torino, parzialmente modificata in sede di appello. A seguito di impugnazione avanzata dal soggetto beneficiario dell’assegno si osservava che “la notevole disponibilità economica di Tizio non costituiva certo un automatismo argomentativo sufficiente per giustificare l’aumento richiesto”.
Tuttavia, dalle risultanze istruttorie, ed in particolare da Consulenza Tecnica di Ufficio sul patrimonio e sui redditi del soggetto obbligato, emergeva una notevole capacità economica del marito. Ciò, tenuto conto degli anni di convivenza matrimoniale, giustificava l’aumento dell’assegno a favore della moglie.
Decisione della Corte di Cassazione
Tizio ricorre in Cassazione lamentando la violazione e la falsa applicazione dell’art. 156, commi 1 e 2. Ed in particolare lamenta che la Corte d’Appello ha aumentato l’importo dell’assegno di mantenimento del coniuge senza tuttavia considerare il tenore di vita goduto da Caia che giustificasse l’aumento dell’assegno.
Il ricorso di Tizio viene rigettato.
Precisa la Cassazione come la Corte d’Appello ha correttamente applicato l’orientamento consolidato in tema di separazione personale. Quest’ultima, a differenza dello scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, presuppone la permanenza del vincolo coniugale. Sicché i “redditi adeguati” cui va rapportato, ai sensi dell’art. 156 c.c., l’assegno di mantenimento a favore del coniuge, in assenza della condizione ostativa dell’addebito, sono quelli necessari a mantenere il tenore di vita goduto in costanza di matrimonio. Ciò perché in caso di separazione rimane “attuale” il dovere di assistenza materiale.
Aggiunge inoltre la Corte di Cassazione che non si può censurare, in sede di legittimità, la valutazione che si riferisce all’adeguatezza dei redditi e del patrimonio rispetto al tenore di vita di cui la moglie ha goduto durante il matrimonio tenuto conto del periodo di convivenza matrimoniale. Tale accertamento spetta esclusivamente ai giudici di merito.
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