L’affidamento condiviso dei figli e il principio della bigenitorialità continuano ad essere validi anche quando uno dei genitori è affetto da patologia psichica.
(Cass. civ. Sez. VI – 1, Ord., ud. 18-01-2018; 05-03-2018, n. 5096).
I genitori si separano.
La madre ha un patologia di disturbo della personalità che talvolta la porta ad essere aggressiva con i figli. Quindi, in prima battuta, il Tribunale decide di affidare i minori in via esclusiva al padre.
La mamma però vede leso il suo diritto e quello dei suoi figli, e ricorre in appello.
Questa volta la Corte accoglie la richiesta della donna e decide per l’affidamento condiviso, pur regolando in maniera puntuale gli incontri madre/figli. Nonostante le problematiche di tipo psicologico, il giudice non ritiene opportuno ledere il principio della bigenitorialità.
Successivamente anche la Cassazione si pronuncia in questo senso. E spiega meglio cosa si intende per affidamento condiviso e bigenitorialità.
I due concetti non significano, tout court, la divisione a metà del tempo trascorso e del luogo vissuto dai bambini tra i genitori. Ma permettere ad entrambi di svolgere il loro ruolo, nell’interesse dei figli.
I giudici hanno valutato in maniera attenta la condizione di salute della donna, e ne hanno tenuto conto. E infatti hanno riconosciuto la necessità che i figlioletti continuino ad abitare con il padre.
Ciò non toglie che la madre possa continuare a svolgere il suo ruolo, pur considerando i limiti che la sua malattia impone, per il benessere e la serenità dei bambini.
E infatti, la Corte d’Appello prima, e la Cassazione poi, hanno anche stabilito che gli incontri madre/figli avvengano in circostanze protette. Per due volte la settimana, a casa della mamma, ma sotto l’occhio attento dei servizi sociali. Il terzo incontro settimanale avverrà presso il centro di neuropsichiatria infantile.
L’affidamento però deve restare condiviso per permettere ad entrambi i genitori di intervenire e decidere per il benessere dei loro figli in particolari occasioni.
Nonostante il disturbo psichico, secondo i giudici, la mamma è comunque capace di prendere quelle decisioni che sono più importanti per i suoi figli, dato che la patologia la colpisce solamente in situazioni di grave stress.