Il collocamento paritario prevede che il bambino trascorra lo stesso tempo con entrambi i genitori. E’ uno strumento ancora poco usato in Italia. Il Tribunale di Catanzaro, dal suo canto, sostiene che non possa essere sempre la soluzione da preferire. Ma neanche lo demonizza. E ritiene che vi si possa fare ricorso quando vi siano le giuste condizioni, in riferimento al caso concreto. ( Tribunale Calabria Catanzaro Sez. I, Decr., 28-02-2019)
Siamo alle solite! Mamma e papà non vanno più d’accordo e decidono di lasciarsi. La convivenza quindi si interrompe e i due vanno dal giudice. Infatti non riescono ad accordarsi sull’affidamento e il collocamento del bambino di sei anni, nato dalla loro relazione.
Entrambi sono d’accordo per l’affidamento condiviso. Lei però chiede il collocamento prevalente del figlioletto presso di sé con la previsione di visite al papà due pomeriggi alla settimana e week end alternati con pernottamento. Lui invece chiede un collocamento paritario. E cioè vorrebbe che il bambino trascorresse con il papà esattamente lo stesso tempo che trascorre con la mamma.
Il collocamento paritario è molto diffuso all’estero, soprattutto negli Stati Uniti. In Italia, c’è ancora un forte sbilanciamento dei ruoli genitoriali. Perché nonostante l’affidamento condiviso sia una prassi, il collocamento prevalente presso uno dei genitori, ne svilisce il senso.
Per molti, il collocamento paritario è di difficile attuazione, e solleva il noto problema del “bambino con la valigia“. Cioè bambini costretti a vivere metà della settimana in una casa, per poi trasferirsi per la restante parte nella casa dell’altro genitore.
Ma il Tribunale di Catanzaro, ha affermato che non sempre il collocamento paritario è negativo per il minore.Ma bisogna valutare attentamente il caso concreto.
Secondo i giudici calabresi, ad esempio, il collocamento paritario non è adatta in caso di bambini troppo piccoli (per esempio ancora in età di allattamento, e comunque sotto i tre anni). E poi occorre valutare numerosi elementi come gli impegni lavorativi dei genitori e la disponibilità di entrambi di un’abitazione dignitosa.
Nel caso in oggetto il Tribunale ha scelto per il collocamento paritario. Il bambino infatti ha compiuto sei anni. E ha sempre vissuto nella casa familiare in cui ora vive il padre. Quindi non si ravvisa alcun pregiudizio per il minore, il quale, per metà del suo tempo, tornerebbe a vivere in un ambiente che ben conosce.
Tra l’altro, numerosi studi scientifici hanno riconosciuto l’effetto positivo che il pernottamento con il papà ha sui bambini e sul rapporto genitore- figlio.
Altri studi hanno poi ravvisato che il collocamento paritario sarebbe “mal digerito” dagli adolescenti per motivi legati ai loro interessi sociali, mentre sarebbe ben accetto nei bambini più piccoli.